martedì 26 agosto 2008

Nadal avanti a fatica : "E' stata dura, ma l'importante era vincere"


Tutti gli occhi erano puntati su di lui. Il neo "numero 1" Rafael Nadal è sceso in campo per la prima volta sul cemento di Flushing Meadows contro il tedesco Bjorn Phau. Lo spagnolo ha vinto in tre set, ma il punteggio finale non è di quelli che indicano una vittoria netta: 7-6 (7-4) 6-3 7-6 (7-4) a favore di Nadal. Un po' di spavento al primo turno, con il Mardy Fish, il Robby Ginepri del caso?, gli hanno chiesto i giornalisti dopo il match. Lui, come è suo solito, ha risposto che ogni partita è difficile, fosse anche con il numero 500 al mondo. "Io non parlo mai della mia sfida contro Federer", ha detto. "Siete voi che continuate a parlarne. Io so bene quanto sia duro passare ogni turno, con qualsiasi avversario. Io vado avanti partita dopo partita. Adesso non faccio programmi che vadano oltre il secondo turno del torneo". Pensi che Phau abbia giocato meglio rispetto al suo standard? "Penso di averlo un po' aiutato nel suo gioco. Di certo è un buon giocatore. E ha giocato bene. Ma io non ho giocato con la mia normale intensità. Ho giocato con un'intensità inferiore ai miei standard degli ultimi mesi. Ma la cosa importante, alla fine, è vincere. So che sto giocando bene, perchè negli ultimi mesi ho avuto ottimi risultati. Probabilmente sono un po' più stanco del solito. E la cosa più importante è cercare di fare bene, no? Mentalmente e fisicamente, perchè io credo di star giocando un buon tennis, no?". E' stata dura passare da Pechino a qui e cominciare con un altro importante torneo, dopo la settimana alle Olimpiadi, il volo, e con pochissimi giorni di riposo? "Non credo di aver riposato poco. Il problema è stato quello di giocare Toronto, Cincinnati, Pechino, e poi dover tornare di nuovo qui in America. Così in due settimane, per due volte, ritrovarsi con un jet-lag di 12 ore. Prima, dopo Wimbledon avevo solo 6, 7 giorni per recuperare. Prima di Wimbledon ho giocato il Queen's, Monte-Carlo, Barcellona, Amburgo, il Roland Garros, e poi Wimbledon. Il calendario è molto faticoso, no? Ma nello stesso tempo devo essere molto felice per quello che ho fatto quest'anno, in ogni caso, anche se per esempio perdessi al prossimo turno (speriamo di no, però). Ma in ogni caso io sono felice di come ho giocato quest'anno. E cercherò solo di continuare a giocare così anche in questo torneo". Pensi di essere più stanco fisicamente, emotivamente o mentalmente? "Non so. Penso che ci siano un po' tutti questi aspetti. Probabilmente la stanchezza più forte in questo momento è quella mentale, no? Perchè nell'ultimo mese, o nelle ultime settimane, sono rimasto molto concentrato per tutti i giorni. E la cosa più difficile a volte può essere proprio il dover essere concentrato su una cosa per tutto il giorno, no? Ho dovuto fare questo per molti mesi, così adesso non vorrei dire per un'altra volta ancora che sono stanco. Sono un po' stanco, certo, ma questi sono gli Us Open, così io devo fare del mio meglio, e sicuramente ci proverò". Elena Dementieva ha detto di trovare difficile dover spostare la concentrazione dalla medaglia d'oro a Pechino a questo impegno. E' così anche per te? "No. Per me questo non è un problema. Ho vinto parecchio prima di arrivare qui. Solo una settimana fa ero felice di aver vinto la medaglia d'oro, adesso mi ritrovo a giocare qui, e nello spazio di una settimana ho dovuto passare dalle Olimpiadi di Pechino a questo torneo. No, non è questo il problema per me. Ho vinto il Roland Garros e nel giro di una settimana ero pronto al 100% per Wimbledon. Penso di essere pronto per questi cambiamenti improvvisi. Si tratta di essere pronto per il resto, perchè ho giocato tanto. Il primo turno è sempre difficile. Spero di giocare molto meglio la prossima partita, no? Questo è quello che penso". Perchè credi di non aver mai fatto molto bene qui? E' il campo? E' l'atmosfera? "Probabilmente è un momento particolarmente difficile della stagione. E' l'ultimo Slam. Gli Us Open arrivano dopo una stagione molto intensa, in cui ho giocato molto, ho giocato duro, e probabilmente quando arrivo qui, è sempre il momento più duro dell'anno. Finito questo torneo, hai di solito qualche settimana di pausa per preparare l'ultima parte della stagione, quella indoor. Ma quando tu arrivi qui, hai giocato Wimbledon, e non hai avuto molto tempo per preparare la stagione sul duro, e ti ritrovi a dover giocare Toronto, Cincinnati, e New York. Comunque non lo so esattamente. Io qui non ho mai giocato molto bene negli anni passati, no? Nel 2006, stavo giocando bene, no? Avevo avuto un match duro contro Youzhny. Lui aveva giocato molto bene, ma io avevo avuto ottime chance di batterlo e di arrivare in semifinale".

NUMERO 1 O NUMERO 2, L'OBIETTIVO NON CAMBIA: VINCERE
Adesso ti senti più a tuo agio sui campi veloci? "Quest'anno mi sono trovato molto bene, certo". Negli ultimi tre anni hai sempre inseguito la prima posizione in classifica, e questa è sempre stata una grande motivazione per te per fare bene nei tornei. Questo è il tuo primo Grande Slam da numero 1. Questo cambia le tue sensazioni di gioco, il modo in cui trovi le motivazioni verso gli obiettivi che ti proponi? "Sinceramente per me non cambia niente. Davvero. Ho ancora lo stesso obiettivo, giocare bene, esattamente come quando ero numero 2. Quando ero numero 2 ero molto felice. Io sono molto motivato a giocare il torneo, non per giocare il torneo, per essere il numero 1. Mi capite adesso? Io adesso ho esattamente gli stessi obiettivi di prima. Finora ho sempre provato a giocare al meglio per vincere gli Us Open, no? Quando ero numero 2, l'obiettivo era lo stesso, era di vincere gli Us Open, ma l'obiettivo non era vincere gli Us Open per essere il numero 1. L'obiettivo era vincere gli Us Open, no?". Cosa pensi delle palle? Mi sembrano più pesanti dell'anno scorso. "Penso di sì. La sensazione cambia sempre per noi, perchè dipende. Per esempio: quando tu stai arrivando, quando tu giochi a Cincinnati e vieni da Montreal, Cincinnati sembra lento. E quando tu stai giocando a Cincinnati e viene da Toronto, Cincinnati è molto veloce. Così dipende dal precedente, no? Alle Olimpiadi erano le stesse palle, ma sembra che qui siano un po' più pesanti, no? Penso che sia come l'anno scorso".

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venerdì 22 agosto 2008

Flushing Meadows, la corsa
a ostacoli di Roger
e Rafa verso il quarto Slam


Blake e Ferrer, Nalbandian e Murray i pericoli che sulla carta appaiono i più insidiosi dalla parte del tabellone di Rafael Nadal; Djokovic in primis, ma anche Roddick, Gasquet e il sempre imprevedibile ma ultimamente un po' appannato Davydenko, da quella di Roger Federer. Che per la prima volta da oltre quattro anni vede il suo nome comparire nella parte bassa del tabellone. E' il suo primo torneo, dal febbraio 2004, in cui il suo ruolo è quello di testa di serie numero... 2. Là sopra c'è Rafael Nadal. Per lo spagnolo due primi turni che sembrano facili: esordio con un qualificato, e poi il vincente tra un altro qualificato e il belga Olivier Rochus. Già al terzo potrebbero cominciare i problemi per il maiochino, con l'ipotesi Kohlschreiber. La quarta partita Rafa se la giocherà probabilmente con Berdych o Karlovic, per ritrovarsi poi davanti Blake o Nalbandian ai quarti. Sempre che i pronostici vengano rispettati. Schuettler, Monfils, Soderling potrebbero riuscire anche, in giornaata fortunata, ad avere la meglio contro giocatori come Berdych o Nalbandian. Difficile individuare il più probabile avversario di Rafa in semifinale: Murray è tra i favoriti, ma visto il suo deludente esordio alle Olimpiadi (fuori al primo turno contro lo sconosciuto numero 77 del ranking, un certo Yen-Hsun Lu) da lui ci si può aspettare di tutto. Considerando poi la sua proverbiale discontinuità. Feliciano Lopez potrebbe andare avanti bene sul veloce di New York, con il suo gioco d'attacco. Wawrinka preferisce la terra e deve ancora maturare, quindi è difficile aspettarsi da lui grandi prestazioni qui in America. Il giovanissimo Del Potro invece è in grande crescita e potrebbe dare qualche problema perfino a un ipotetico Ferrer. Nella parte bassa, già le partite in calendario al primo turno offrono una sfida niente male, con Roddick che scende in campo contro Santoro, vincitore a sorpresa, lo scorso luglio, del torneo di Newport. Già al secondo ci potrebbe essere una sfida d'eccezione: molto probabile che l'americano del Nebraska si ritrovi davanti Ernests Gulbis, che al suo esordio incontra lo svedese Johansson. Dopo il Roland Garros e Wimbledon il giovane lettone è apparso un po' giù di corda, ma potrebbe trovare la forza di risollevarsi in occasione del suo secondo Slam a stelle e strisce. L'ipotesi più probabile è un quarto di finale tra il bombardiere americano e il serbo, che l'anno scorso qui era arrivato in finale, perdendo poi in tre combattuti set da Roger Federer. Quanto all'ipotetico avversario di Federer ai quarti, se la dovrebbero giocare Davydenko e Gasquet. Anche per Roger primi due turni facili, mentre già al terzo si potrebbe ritrovare davanti il suo incubo di Roma, Radek Stepanek. Il suo quarto avversario potrebbe essere Verdasco o Andreev. E poi Davydenko o Gasquet, e l'eterno numero 3. Sempre, salvo sorprese.

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mercoledì 20 agosto 2008

Rafa in vetta: cosa dicono gli ex


Il regno di Roger Federer è durato dal 2 febbraio 2004 al 18 agosto 2008. Quello di Rafael Nadal è appena cominciato. Almeno per il computer. Agli Us Open Rafa si presenta per la prima volta da testa di serie numero 1, e le probabilità che Novak Djokovic finisca dalla parte del tabellone di Roger sono qundi più alte. Anche se... non è detto. Scatterà dunque il 25 agosto il primo torneo in cui lo spagnolo si presenterà da numero 1 ufficiale. E i tributi da parte degli ex numero 1 gli stanno già piovendo addosso, raccolti sul sito dell'Atp Tennis. A cominciare da Roger Federer: "Rafa ha giocato alla grande per arrivare qui. Questo è quello che ho sempre aspettato e sperato, quando sono diventato io numero 1: che se qualcuno mi avesse sostituito, questo qualcuno giocasse un tennis incredibile, vincesse i maggiori tornei, fosse un dominatore del gioco insomma. Speravo che uno così diventasse il numero 1. Quindi, credo che Rafa si meriti alla grande questa posizione". Tributo di grande ammirazione gli è arrivato anche da Stefan Edberg, numero 1 nel 1990/91: "Nadal è un grande giocatore con un incredibile carisma e uno spirito da lottatore, che merita il numero 1 in classifica. Specialmente dopo aver vinto una delle più grandi finali di Wimbledon, subito dopo aver conquistato i French Open. Federer è uno dei migliori giocatori di tutti i tempi e il suo record di 237 settimane al vertice della classifica è incredibile. Una conferma della sua grandezza nello sport". Il simpaticissimo Guga Kuerten non solo attribuisce a Rafa gli innegabili meriti sportivi dimostrati finora, ma assicura che lo spagnolo riuscirà a confermarsi grande a lungo. "Credo che diventare il numero 1 nel mondo sia la gloria più alta per uno sportivo. Nadal ha meritato di arrivare in cima alla classifica. Lo meritava già da qualche anno. Federer alla fine lo ha aiutato a diventare un giocatore migliore. Il risutato di Rafa è assolutamente meritato e io credo che abbia la capacità per rimanere numero 1 a lungo: un'impresa che, ne sono sicuro, lui è ben determinato a compiere". L'amico di sempre Carlos Moya, anch'egli ex numero 1, è felice per lui: "Rafa ha assolutamente meritato di diventare numero 1. E' stato a un passo da questa posizione per tre anni. Ma fino a questo momento il gioco di Federer non era di questo pianeta. Adesso Roger è diventato 'umano' e Rafa è molto migliorato. Non posso dire di aver aiutato Rafa a raggiungere questo risultato - forse un po' quando io avevo 24 anni e mi allenavo con lui (i due hanno 10 anni esatti di differenza ndr). Questo mi ha motivato molto: tu non vuoi certo perdere da un ragazzino. Mi ha aiutato a giocare meglio con la sua grande intensità di allenamento e con la sua grande voglia di giocare. Sapeva di potermi chiedere qualsiasi cosa, allora. Non so cosa possa significare: ma fra i tre spagnoli che sono stati numeri 1 nella storia, due sono di Palma di Maiorca".

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lunedì 18 agosto 2008

RAFA: L'ORO DEL NUMERO 1


Il sorpasso in realtà era avvenuto da tempo. Da quella sera del 6 luglio, ormai un mese e mezzo fa, quando lui, Rafael Nadal, era diventato, un po' a sorpresa, un po' per forza, il re di Wimbledon. Ma per la salita al trono, per la conquista ufficiale del titolo di numero 1, il ragazzo timido di Manacor ha aspettato l'evento principe dello sport. Le Olimpiadi. La medaglia d'oro. La consacrazione planetaria. Era stanco, Rafa, una volta arrivato a Pechino, e lo ammetteva. Ci avrebbe provato ad arrivare a quel podio, ma il jet-lag lo buttava giù. E poi c'era il cemento. Troppo duro per le sue ginocchia, per i suoi scatti felini, per il suo tennis "a molla". E quei tre/quattro mesi che precedevano i Giochi, quei mesi fatti di sogni realizzati ma anche di incubi mai superati. Mesi di vittorie a catena, mesi di trofei da titoloni sui giornali, ma anche di tornei senza sosta, di calendari che non davano tregua. Prima la terra con i suoi quattro successi, poi l'erba, e poi il trionfo che arriva anche sul cemento di Toronto. Ma dopo il Canada, sul veloce di Cincinnati, una sconfitta che suona quasi come un presagio: niente finale, una semi che si chiude in due set facili facili, Rafa che torna a casa in anticipo per mano di Novak Djokovic. E ancora lui, Nole, che a Pechino avanza fino a ritrovarsi in semi contro di lui. La medaglia spagnola potrebbe volatilizzarsi. Non è di Roger Federer, che tanto l'aveva desiderata, già da 24 ore. A spezzare il sogno dell'elvetico era stato l'americano James Blake, per la prima volta suo giustiziere dopo otto sconfitte. Il presagio di sconfitta di Cincinnati potrebbe realizzarsi qui, nella città diventata la capitale mondiale dello sport, che sembra quasi voler detronizzare i due re del tennis. Nole, dopo aver perso un primo set contro Rafa, si scatena e vince un secondo set perfetto per 6-1. Il nuovo re del tennis andrà a casa con il bronzo? Le ginocchia cominciano a cedere sul duro di Pechino? Le ombre di Cincinnati si allungano fino alla Grande Muraglia? La paura è grande. Ma quel 6-1, duro come una frustata, riaccende in Rafa la voglia di vincere. La determinazione che non sconfina mai nella presunzione. La corona che sta per scendere sul capo di Nadal allontana anche i cattivi presagi. E così, per Djokovic la sorte è segnata. L'ultimo ostacolo sul cammino verso l'oro si chiama Mano de Piedra, Fernando Gonzalez. Uno che ha avuto tempi migliori, forse. Ma che ha saputo essere l'unico a battere l'ultimo Super Federer, quello del Masters di Shanghai. Che fino a domenica con lo spagnolo aveva un bilancio di scontri diretti in perfetta parità (3-3). Uno che è noto per non mollare mai. E infatti non molla. Rischia di portarsi a casa il secondo set. Ma anche lui non ce la fa. La magia è tutta spagnola. Il Trionfo tutto per Rafa. Vincono la passione, il cuore, la generosità. Ma soprattutto vince il tennis. Che oggi si chiama solo Rafael Nadal.

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venerdì 15 agosto 2008

Nadal: l'oro a un passo


Si è preso la sua rivincita dopo la sconfitta di Cincinnati e in semifinale a Pechino Rafael Nadal ha allungato a 10 contro 4 la sua striscia vincente nei confronti di Novak Djokovic. La superiorità dello spagnolo appare sempre più netta, vista soprattutto la superficie dove si stanno svolgendo i Giochi olimpici, il cemento, dove il serbo in passato ha sempre avuto i suoi risultati migliori. Rafa ha vinto il primo set per 6-4, ha ceduto di schianto nel secondo, perso per 1-6, e ha recuperato nel terzo. Ognuno dei due giocatori ha tenuto il suo servizio fino al 5-4. E' stato nel decimo gioco che Nadal è riuscito ad aggiudicarsi il primo, e definitivo, break dell'ultimo e decisivo set. In finale domani se la vedrà con Gonzalez, giustiziere di Blake oggi in semi.

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giovedì 14 agosto 2008

Pechino, Sua Maestà è caduto


I precedenti erano tutti a suo favore. Otto volte Federer e Blake si erano incontrati in passato. Otto volte Roger aveva vinto. Lo svizzero aveva ceduto un solo set all'americano, ai quarti di finale degli Us Open, nel 2006. Gli altri due glieli ha concessi oggi, ai quarti di finale delle Olimpiadi di Pechino: 6-4 7-6 il punteggio a favore dell'avversario. E' finito il sogno di una medaglia olimpica per Roger Federer. Resta la speranza del "premio di consolazione" nel doppio con Stan Wawrinka...

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mercoledì 13 agosto 2008

A Pechino i magnifici tre


Domani a Pechino, ai quarti di finale di tennis ci saranno i tre più grandi del mondo. Rafael Nadal, Roger Federer e Novak Djokovic, gli unici che finora si sono qualificati per il Masters di novembre a Shanghai, scenderanno in campo per contendersi la medaglia d'oro. "Sto benissimo e sono pronto a dare il massimo", ha detto il maiorchino, che si contenderà l'accesso alla semifinale con l'austriaco Jurgen Melzer, che ha sconfitto il taiwanese Yen-Hsun Lu per 6-2 6-4. Se Federer ha dovuto arrivare al tie-break nel secondo set prima di scacciare lo "spettro" di Atene 2004 Tomas Berdych, anche per Djokovic la partita contro Youzhny non è stata una passeggiata: 7-6 (7-3) 6-3 il punteggio finale a favore del serbo. Decisamente più agevole l'impegno di Rafa, vincitore contro Andreev per 6-4 6-2.

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A Pechino Roger Federer sconfigge gli incubi del passato


Roger Federer e Rafael Nadal si qualificano per i quarti di finale a Pechino. Facile vittoria per lo spagnolo, che si è sbarazzato in due veloci set (6-4 6-2) di Igor Andreev, più combattuta la partita dello svizzero contro Tomas Berdych: il primo set va avanti abbastanza liscio per l'elvetico, che si aggiudica la prima frazione di gioco per 6-3. Più difficile il secondo set, dove il ceco sembra andare in fuga. Ma Federer reagisce e riaggancia l'avversario: si va al tie-break. E qui Roger non si lascia scappare l'occasione e chiude per 7-4 a suo favore.

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Federer, oggi la grande sfida


Dopo quella prima partita maledetta (per Roger), alle Olimpiadi di Atene di quattro anni fa, i due, Federer e Berdych, si sono incontrati altre sei volte, l'ultima agli Australian Open di quest'anno, ai sedicesimi. E ha sempre vinto lo svizzero, che fosse sul veloce, sulla terra rossa, o sull'erba. Oggi lo scontro si ripete e l'ancora numero 1 del mondo potrebbe vedersi ripresentare davanti i fantasmi olimpici greci, come nel suo primo giorno di allenamento qui a Pechino, quando il tabellone aveva scritto "Berdych" mentre in campo davanti a lui c'era l'amico e compagno di doppio, nonchè connazionale, Stan Wawrinka. La partita dipende tantissimo dallo stato di forma di Berdych, assolutamente discontinuo da sempre. Fuori contro Seppi a Cincinnati, a Miami aveva capitolato soltanto contro Nadal dopo aver eliminato Tursunov e Andreev senza fare troppa fatica. E anche contro il maiorchino vanta una serie di confronti diretti più che lusinghiera, con le sue tre vittorie ottenute contro le quattro sconfitte. Oggi è numero 20 del mondo, ma in un tempo non troppo lontano, l'anno scorso in questo periodo, è stato numero 9, finora il suo best ranking. Berdych infine sul veloce si trova a suo agio: il duro fa bene al suo servizio, e i 14 ace messi a segno nella partita contro Seppi lasciano intendere che la battuta funziona. Non sarà sul velluto neanche la partita che aspetta Rafael Nadal: lo spagnolo affronta oggi Igor Andreev. Mentre però Nadal ieri ha vinto in due set contro Hewitt (6-1 6-2), il russo ha dovuto arrivare al terzo per sbarazzarsi di Llodra (6-4 3-6 6-1). E la stanchezza, in un clima da umidità record come quello che c'è in questi giorni a Pechino, potrebbe avere la sua importanza.

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domenica 10 agosto 2008

Anche Pechino sarà spagnola?


Qui si parrà la tua nobilitate: a chi, se non a Rafa Nadal, si può riferire questa solenne affermazione dantesca? Il neo numero 1 del mondo, dopo aver conquistato la più alta cima del ranking, è reduce da una pesante sconfitta contro il suo ormai diretto concorrente Djokovic a Cincinnati. E adesso, qui a Pechino, la sua nuova posizione ha bisogno di una conferma. In un momento in cui la pressione sullo spagnolo è più grande che mai. Su di lui si concentra anche l'attenzione dei non addetti a lavori e per di più il campione iberico deve anche fare gli scongiuri contro le "battutine" maliziose di chi è stato scalzato dal trono e non ha saputo accettare il tempo che passa ("Rafa numero 1? Durerà sei mesi al massimo"). Nadal dovrà fare bene in un ambiente completamente diverso da quello tradizionale dei tornei di tennis, in cui l'attenzione dei media e del pubblico, già impressionante normalmente, sarà moltiplicata. E come non bastasse, dovrà giocare sulla superficie per lui più ostica, il cemento, dove qualche risultato in passato l'ha ottenuto, ma dove non ha mai dimostrato grande continuità. Insomma, per lui vincere qui sarà un'impresa titanica. Di certo ce la metterà tutta, come è nel suo stile. E ha i numeri per farcela. Ne riparleremo tra una settimana.


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giovedì 7 agosto 2008

Pechino: sogni d'oro per Roger


Quarto posto a Sydney, nel 2000, fuori al secondo turno ad Atene nel 2004, eliminato dal ceco Tomas Berdych. I passati risultati di Roger Federer alle Olimpiadi non sono certo degni di un numero uno che sul podio del tennis è salito nel febbraio 2004 e dal quale scenderà soltanto il 18 agosto per lasciare il suo posto a Rafael Nadal, dopo oltre quattro anni di dominio incontrastato. Su questi Giochi l'elvetico sta puntando moltissimo: vincere l'oro ridarebbe smalto a una carriera che negli ultimi mesi è stata decisamente offuscata da prestazioni poco convincenti e da risultati poco esaltanti per lui. Troppo poco, arrivati ad agosto, avere nel proprio Palmarès dell'anno solo i trofei di Estoril e Halle, due tornei decisamente minori. Mentre a Nadal sono andati quelli di Monte-Carlo, Barcellona, Amburgo, Roland Garros, Queen's, Wimbledon, Toronto. Un oro qui a Pechino, per l'atleta che è stato scelto come portabandiera dal suo Paese, la Svizzera, alla cerimonia inaugurale, risolleverebbe carriera e morale.

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lunedì 4 agosto 2008

Il trionfo di Murray a Cincinnati
dà una mano a Rafael Nadal


Era la brutta copia del Novak Djokovic che aveva eliminato Rafa Nadal alle semifinali del Masters Series, ieri sera, l'avversario di Andy Murray in finale a Cincinnati. I due hanno dato vita a una partita squilibrata a favore dello scozzese. Tanto che il punteggio finale, 7-6 7-6 per Murray, non rende giustizia all'andamento del match, in cui il britannico è parso decisamente superiore, nonostante anche dalla sua parte gli errori gratuiti siano stati parecchi. Portandosi a casa il trofeo americano, lo scozzese ha dato una grossa mano a Nadal. Lo spagnolo riesce infatti così a tenere a distanza nel ranking (oltre mille punti) il serbo, che resta per lui la principale minaccia e che appare in grado di insidiare la sua ormai certa nuova posizione da numero 1 in classifica. In una partita ostica e spigolosa Murray, a cui il carattere di certo non manca, è riuscito ad approfittare del momento decisamente "down" del serbo, aggiudicandosi il match e impedendo a Djokovic di ottenere il terzo titolo della stagione dopo Indian Wells e Roma. Era dal 2003 che un inglese non vinceva un titolo Masters Series: in quell'anno fu Tim Henman ad assicurarsi il titolo di Parigi Bercy. "E' meraviglioso vincere il tuo primo torneo importante, e farlo con un match come questo è ancora più speciale", ha detto Murray. "Sono arrivato alle semifinali quattro volte prima di questa settimana, e ogni volta ho perso contro giocatori molto duri. Questa settimana sono riuscito a giocare bene tutto il torneo, e anche se lui ha avuto una chance quando è tornato fuori nel match, io ero davvero felice per il modo in cui ho lottato e sono rimasto in partita. Ho dovuto lavorare molto in allenamento per riuscire a vincere un torneo come questo, e questo risultato mi fa capire che ne è valsa la pena". "E' diverso quando tu giochi contro un avversario che ha un tipo di gioco simile al tuo", ha detto Djokovic dopo la sconfitta, confrontando il match contro Murray con quello contro Nadal. "Mi ha costretto a tantissimi unforced errors. Il campo è veloce, ma Nadal gioca palle alte che sono adatte al mio dritto. Lui invece gioca in slice e cambia ritmo sul mio dritto. E così io ho perso il mio ritmo di gioco. Insomma, non sono per niente contento di come ho giocato contro Murray. Potrei aver fatto molto meglio. Ho avuto delle chance che non ho saputo sfruttare".


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domenica 3 agosto 2008

Djokovic ferma la corsa di Rafa
Il serbo in finale a Cincinnati


Ha vinto Roma, certo, è il numero 3 del mondo, è l'ultimo vincitore dell'ultimo Slam sul veloce, quello degli Australian Open. E il suo terreno preferito è proprio il cemento. Ma negli ultimi tempi la sua immagine si era un po' appannata. Pur rimanendo al terzo posto nel ranking mondiale, Novak Djokovic si era allontananto da Rafa Nadal, ormai nuovo numero uno al mondo, e, alla vigilia, la vittoria contro il maiorchino in semi a Cincinnati per lui sembrava un sogno, se non impossibile, ben duro da realizzare. Eppure ce l'ha fatta, e in due set, battendo Rafael per 6-1 7-5 sul cemento della città dell'Ohio. E ha interrotto la striscia vincente dello spagnolo, che durava ininterrottamente da 32 match. Si riaffaccia dunque il pericolo del 3. Perchè, se ormai è la matematica a dire che agosto sarà il mese del sorpasso di Rafa su Roger in classifica (nonostante la sconfitta nella notte contro Nole), la stagione sul cemento, quella tanto amata dal serbo, è appena cominciata. E la rincorsa potrebbe riprendere. Intanto Rafael prende la sconfitta sempre con il suo consueto buon senso. "Penso che Nole voglia essere il numero 1. Ma finora io il numero 1 non lo sono ancora diventato" risponde a chi gli chiede se Djokovic intendesse fermare la sua corsa verso la vetta della classifica. "Comunque io ho giocato un gran bel torneo qui a Cincinnati, arrivando in semifinale, e dopo aver vinto a Toronto credo di aver fatto il massimo possibile. Ho giocato la migliore stagione estiva della mia vita, e ne sono felice. Oggi lui ha giocato il primo set in maniera incredibile. Nel secondo io stavi meglio, e in alcuni momenti sentivo di giocare meglio di lui. Alla fine però mi ha battuto. Mi ha dato il break sul 5 pari. Così posso solo congratularmi con lui perchè ha giocato bene. Sappiamo com'è il tennis. Probabilmente io non ero al 100%. Durante tutto questo torneo spesso non ho giocato al meglio. Oggi penso di aver giocato meglio dei giorni precedenti nel secondo set, quindi sono felice di aver terminato il torneo con un buon feeling". "Nessuno è imbattibile ovviamente" è il commento di Djokovic dopo la partita. "Ma certo per il gioco che stava dimostrando in questi ultimi tempi tutti credevamo che non avrebbe perso così presto. Io ho solo tentato di non pensare alla sua striscia vincente e alla sua nuova posizione in classifica (anche se ancora non è ufficiale). Ho cercato di concentrarmi sul mio gioco e sul fatto che in passato l'ho battuto tre volte su questa superficie (semifinali Indian Wells 2008, semifinali Canada 2007, quarti Miami 2007), e so che cosa occorre per vincere contro di lui su questo terreno. Sapevo di dover essere aggressivo e di non potermi permettere di perdere le occasioni che mi avrebbe concesso. E l'ho fatto". Adesso in finale Djokovic incontrerà Andy Murray, che proprio settimana scorsa lo aveva eliminato a Toronto in due set.

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